Per iniziare questo post partirò
dalla mia infanzia, ma per parlare della mia infanzia parlerò
di mia nonna. Tra i racconti che mia nonna ripeteva all'infinito
c'era l'esame di quinta elementare, nel 1931, superato con un
“dieci e lodi particolari dalla direttrice”. Il giorno del tema
di italiano, mi diceva soddisfatta, fece tre temi differenziati, due
per dei carabinieri che dovevano prendere la licenza elementare e uno
per sé. Il racconto dettagliato sui suoi temi era poi seguito
dal racconto di come i maestri avessero voluto parlare con i suoi
genitori, insistere perché continuasse a studiare perché
solo con la quinta era sprecata, offrendosi di aiutarla a studiare
per corrispondenza, visto che le medie erano a più di 100
chilometri dal suo paese. La conclusione era poi amara: sua mamma
aveva già deciso che dopo le elementari la attendeva il lavoro
di sarta, al quale era stata già avviata a 9 anni. “Impara
l'arte e mettila da parte, diceva mia mamma... Ma poi da parte non me
l'ha fatta mai mettere”, la frase finale, sempre la stessa, era
accompagnata da una risata quasi simile a un sospiro.
Quando ho compiuto 9 anni mia nonna mi
ha regalato un ditale ed un ago, raccontandomi di nuovo la storia
della sua carriera di sarta, aggiungendo dettagli sui libri che
teneva sotto la gonna e leggeva di nascosto quando sua madre non
c'era. “Impara l'arte e mettila da parte” diceva anche a me
mentre mi preparava le lezioni di cucito. Ricordo di essere stata
molto contenta di imparare a cucire. Anche perché nel mio caso
l'arte la mettevo davvero da parte, anzi, potevo permettermi anche il
lusso di non impararla o impararla così così. Cosa che
ho fatto, purtroppo, nonostante mi ci applicassi con entusiasmo.
Dopo le elementari, concluse
egregiamente per la gioia di mia nonna, nella mia vita ho potuto
permettermi le medie, le superiori, l'università. Direi che è
andato tutto benissimo e sono stata fortunata: non c'è stato
bisogno di grossi sforzi, nessuno mi ha mai vietato di leggere o
studiare, nessuno mi ha dato un'arte per poi non farmela mettere da
parte. Anzi. Da parte c'ho un sacco di cose. Solo che non si chiamano
arti né mestieri. Si chiamano “competenze tecniche”,
“competenze relazionali” o “altre competenze”. A volte
sembrano cose inutili o senza senso, forse perché sono in
inglesorum e nessuno ci capisce niente, forse perché, come ci
tengono a comunicarti in maniera più o meno esplicita in molti
colloqui di lavoro, si può trovare una qualsiasi scimmia
ammaestrata che li impari e ti sostituisca se non sei abbastanza
“flessibile”o motivata al lavoro gratuito per la nobile causa
dell'azienda. In ogni caso, utili, inutili, essenziali, irrilevanti
che siano le tue competenze ti conviene metterle nel curriculum, che
tanto fanno ciccia e lo rendono più figo. Sempre che qualcuno
lo legga. Insomma “prendi le tue competenze tecniche e mettile nel
cv” avrebbe detto mia nonna nel XXI secolo, mentre mi insegnava ad
essere multitasking.
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