mercoledì 5 novembre 2014

That's all...

(Noi quest'estate durante la visita al Museo Archeologico con Massimo)

 Ciao lettori, ciao compagni di scorribande, ciao montelupini doc e non: qui si chiude. L'ultimo post è di Stefania. Un post durissimo, ma bello e vero. Vi abbiamo amati come in una relazione a distanza, dove l'irrealizzabilità accresce la passione.
 Vi lasciamo a Stefania. Ciao, Montelupo!



"E siamo arrivati alla fine...".

Così si apriva il tema, drammatico e strappalacrime, con cui salutavo compagni e professori in terza media, scritto che mi ha consentito di vincere il favoloso premio per il miglior tema dell'Istituto per l'anno scolastico 2000/2001. Ora, a distanza di 13 anni, torno ad usare lo stesso incipit ma le parole piagnucolose non riescono più ad uscire. Sarà per il cinismo imperante, sarà perché gli addii si sono sovrapposti ad altri addii rendendo il ricordo rarefatto, sarà perché la memoria è quella che è. Fa male sul momento, ma poi passa via veloce. Frasi come "non lo dimenticherò mai" e "resterà sempre impresso in me" sono baggianate.
Se faccio un bilancio dell'eshperienza di servizio civile credo che mi abbia dato tanto ma che l'impatto con il reale mondo del lavoro (perché questo è stato, che dir si voglia) mi abbia anche tolto molto: la speranza incondizionata, l'ingenuità. Credo sia il normale corso della vita, il prezzo da pagare per la crescita, ma essere giovani in questo periodo storico è, detto con parole grezze, 'na schifezza. Tranne qualche raro e spesso raccomandato fortunato, vediamo come un miraggio un impiego di lavapiatti nel ristorante a una decina di chilometri da casa e coloro che hanno speso anni e anni per conseguire lauree triennali, magistrali e altra roba pseudo-inutile vengono anche redarguiti se chiedono un lavoro, diritto addirittura stabilito dalla nostra Costituzione. Quello che è certo è che ora come ora la serenità dell'impiego per tempo prolungato è un'utopia sconcertante.
Nelle mie complicate riflessioni sono arrivata a meditare sulle costruzioni della società e sulla loro talvolta preponderante inutilità per la felicità umana. Sono giunta a rivalutare il ruolo dell'agricoltura di sussistenza, in stile due, tre, quattro cuori, una capanna e un terreno da arare. Forse un tempo questa strada sarebbe stata percorribile, ma adesso, sotto un tetto di paglia e legno, sentiremmo la mancanza di H&M, delle raccolte punti della Coop o del Lucca Comics.
In una di queste notti di scarso sonno, la mia cara mammuzza mi ha tenuto compagnia dalle 5 alle 7 del mattino allo scopo di tirarmi su di morale sulla mia condizione di disoccupata ormai senza neanche più tante belle speranze. In un momento catartico degno di libri quali "Le rondini di nonno Perché", ha ricordato come alla mia età cercasse di arrabbattarsi vendendo sciarpe fatte a mano dopo aver abbandonato la Facoltà di architettura a due esami dalla laurea per un lavoro che è poi sfumato, o di come ha trovato la sua attuale occupazione chiedendo aiuto all'assistente sociale per pagare i libri scolastici delle figlie perché sia lei sia mio babbo erano rimasti senza lavoro. Questo mi ha fatto riflettere sul reale significato di questi momenti bui. In sostanza, "panta rei". Come ci ha tramandato Eraclito, tutto scorre e non possiamo sapere dove scelte sbagliate, occasioni mancate e porte sbattute in faccia ci possono portare, forse a qualcosa di meglio.
La speranza è un lusso che di questi tempi non possiamo permetterci ma forse possiamo arrivare all'assenza di disperazione. In sostanza, a vivere in modo apatico... Nel frattempo saluto quest'esperienza con il cuore un po' pesante. Vi risparmio commenti, analisi e bla bla bla. Ciao a tutti, belli e brutti!
(Stefania)                                                                                                                                                                                                                   

domenica 2 novembre 2014

Le statistiche di Civilupo: ci avete letto tantissimo!


E' il nostro penultimo post, e noi Civilupi abbiamo pensato che fosse d'uopo fare un bilancio finale. Ci siamo quindi messi a studiare gli (ottimi) insights del blog per capire da dove voi lettori siete giunti a noi, cosa vi è piaciuto di più e quanti siete stati. E siete stati davvero tantissimi.
 L'avventura di Civilupo ha infatti avuto inizio il 26 gennaio 2014 (con il post "Chi sono i Civilupi") e nei suoi nove mesi scarsi di vita ha avuto ben 8.625 visualizzazioni, con una media di 959 click al mese. I 53 post hanno quindi avuto una media di 163 lettori ciascuno.
 Nel grafico sopra potete vedere quali sono stati gli articoli più letti in assoluto: in testa alla classifica c'è l'intervista al libraio Roberto, seguita dalle immagini che abbiamo raccolto durante l'inaugurazione del MMAB, dai consigli su cosa visitare alla Festa della Ceramica e dall'incontro con le bravissime StileLibero.
 Qui sotto, invece, i paesi del mondo dai quali siamo stati più letti: ovviamente il primo è l'Italia, ma abbiamo avuto anche molti lettori dagli Stati Uniti.



Dopo questa parentesi internescional, veniamo alle principali fonti di provenienza del traffico: il poter condividere con voi il nostro lavoro tramite la pagina facebook del Comune di Montelupo Fiorentino è stata un'importantissima opportunità per farci leggere. La maggioranza dei lettori ci ha trovato da lì, ma ci avete anche cercato su google (qualcuno con delle chiavi di ricerca fantastiche tipo "Giada abbronzatura Montelupo", "mentre ero in biblioteca mi brontolava lo stomaco" e anche "casse per coltivare l'insalata". BOH).


Infine, qui sotto, un riepilogo generale del traffico e dei post più letti. Che altro aggiungere? Per noi il blog è stato un indispensabile strumento di accompagnamento all'anno di volontariato che abbiamo vissuto in Comune. Ci ha aiutato ad ambientarci, a conoscervi e a farci conoscere. Siamo orgogliosi della nostra creatura, per la quale non di rado abbiamo lottato e fatto sentire la nostra voce. Arrivederci a mercoledì con l'ultimo post di Civilupo!



mercoledì 22 ottobre 2014

Siamo ragazzi 1.0

Salve a tutti annoiati e un po' disperati girovaghi della rete, che vi trovate a impiegare il vostro tempo a leggere questo articolo quando potreste fare cose molto più utili come lamentarvi del tempo, guardare gli operai a lavoro nei cantieri, giocare a bocce... sì, perché vi conviene farlo ora, visto che tanto la pensione non la vedrete mai. Eh sì, metteteci una pietra sopra: i vecchi cari giorni in cui ci si godeva il meritato riposo dopo anni e anni di lavoro sono finiti: ora siamo nell'era 2.0, in cui chi si ferma è perduto, in cui si deve prendere la palla al balzo, saltellare da un impiego ad un altro per evitare il temibile tedio del posto fisso, come se fosse difficile evitarlo. Quindi evviva la precarietà, la disoccupazione e gli espedienti che ci tengono lontani dalla noia e dalla pensione, che invece trascorreremo distribuendo volantini in giro per i parchi, avvicinando di tanto in tanto qualche ragazzino (per i più audaci ricordatevi: se non gli chiedete l'età tutto è lecito) per tirare avanti e pagare l'abbonamento col quale avremo preso il nuovo Iphone. Eppure in questo periodo chi mi sta attorno mi trova più acido del solito -a quanto pare Camilla M. è una cartina tornasole umana- e il motivo è presto detto: la nostra avventura nel Servizio Civile sta per finire e ci troveremo di nuovo catapultati nel mondo delle offerte di lavoro con richieste assurde del tipo (e copio il mio post di qualche tempo fa sul faccialibro):

Guardarobiere. Richiesta laurea in chimica.
Apprendista muratore. Richiesti 50 anni di esperienza minimi.
Addetto alle vendite per industria di pelletteria. Richiesti 10 anni di allenamento nella stanza dello spirito e del tempo
Assistente operatore ecologico. Richiesto un drago possibilmente millenario.
Giardiniere: Richiesta esperienza pregressa nei giardini pensili di babilonia, patentino di druido e una scimmia di giada.
Stamattina sono stato a cercare lavoro, ero così disperato che pensavo di mettermi a pulire i vetri delle macchine, al Centro per l'Impiego mi hanno proposto un tirocinio non pagato presso il semaforo in via Roma. L'attrezzatura e l'acqua a mie spese ovviamente. Quello che mi dispiace più lasciare è la stabilità, la sicurezza che mi aveva concesso questo anno. Chiamatemi sentimentale, antiquato, 1.0 o addirittura idealista (scusate la parolaccia) ma ho scoperto che la stabilità mi piace. Mi piacerebbe pensare che fra un anno avrò i soldi sufficienti per comprare una moto che non mi pianta in asso in mezzo di strada, che fra due potrei andare a vivere da solo e dopo ancora avere una famiglia, fino a potermi rilassare su una panchina guardando i miei nipoti che giocano, magari parlando del tempo pazzo con un altro pensionato accanto a me. Ma a quanto pare è un'eresia sperare in una vita tranquilla, dunque per essere al passo con i tempi avere una famiglia è fuori discussione, invecchiare è out e il posto fisso solo un'utopia da comunisti incalliti che non capiscono che le aziende falliscono se le persone pretendono uno stipendio accettabile, delle condizioni di lavoro decenti e delle motivazioni per essere cacciati via. Senza le aziende, chi ti proporrebbe i tirocini sottopagati per poi ridere sentendoti parlare di un'eventuale assunzione? Eppure in giro vedo sempre più mercedes, sempre più macchinoni e coupè. Mi diceva una utente danese che il problema in Italia è che chi ha i soldi non paga le tasse, perchè in Danimarca gli studenti non pagano tasse universitarie e percepiscono 500 euro al mese fino alla fine degli studi più altrettanti per i primi due anni di disoccupazione, eppure la cosiddetta crisi è anche là... In definitiva, finito il Servizio Civile penso che fra un lavoro a tempo determinato e un tirocinio mi metterò a fissare le nuvole, guardare i lavori stradali e a godermi la pensione che tanto, per noi generazione con le tasche vuote e lo smartphone in mano, non arriverà mai.

 (Mattia)



domenica 19 ottobre 2014

Polaroid da Bosco in Festa






 



mercoledì 15 ottobre 2014

Impara l'arte e mettila da parte - riflessioni sul futuro (im)precario

Oggi di nuovo la splendida Camilla M. (nella foto mentre viene legata da Mattia durante un turno al bancone del MMAB) ci delizia con un racconto sulla sua infanzia. E sul precariato. E sulla differenza tra generazioni. Buona lettura!









Per iniziare questo post partirò dalla mia infanzia, ma per parlare della mia infanzia parlerò di mia nonna. Tra i racconti che mia nonna ripeteva all'infinito c'era l'esame di quinta elementare, nel 1931, superato con un “dieci e lodi particolari dalla direttrice”. Il giorno del tema di italiano, mi diceva soddisfatta, fece tre temi differenziati, due per dei carabinieri che dovevano prendere la licenza elementare e uno per sé. Il racconto dettagliato sui suoi temi era poi seguito dal racconto di come i maestri avessero voluto parlare con i suoi genitori, insistere perché continuasse a studiare perché solo con la quinta era sprecata, offrendosi di aiutarla a studiare per corrispondenza, visto che le medie erano a più di 100 chilometri dal suo paese. La conclusione era poi amara: sua mamma aveva già deciso che dopo le elementari la attendeva il lavoro di sarta, al quale era stata già avviata a 9 anni. “Impara l'arte e mettila da parte, diceva mia mamma... Ma poi da parte non me l'ha fatta mai mettere”, la frase finale, sempre la stessa, era accompagnata da una risata quasi simile a un sospiro.
Quando ho compiuto 9 anni mia nonna mi ha regalato un ditale ed un ago, raccontandomi di nuovo la storia della sua carriera di sarta, aggiungendo dettagli sui libri che teneva sotto la gonna e leggeva di nascosto quando sua madre non c'era. “Impara l'arte e mettila da parte” diceva anche a me mentre mi preparava le lezioni di cucito. Ricordo di essere stata molto contenta di imparare a cucire. Anche perché nel mio caso l'arte la mettevo davvero da parte, anzi, potevo permettermi anche il lusso di non impararla o impararla così così. Cosa che ho fatto, purtroppo, nonostante mi ci applicassi con entusiasmo.
Dopo le elementari, concluse egregiamente per la gioia di mia nonna, nella mia vita ho potuto permettermi le medie, le superiori, l'università. Direi che è andato tutto benissimo e sono stata fortunata: non c'è stato bisogno di grossi sforzi, nessuno mi ha mai vietato di leggere o studiare, nessuno mi ha dato un'arte per poi non farmela mettere da parte. Anzi. Da parte c'ho un sacco di cose. Solo che non si chiamano arti né mestieri. Si chiamano “competenze tecniche”, “competenze relazionali” o “altre competenze”. A volte sembrano cose inutili o senza senso, forse perché sono in inglesorum e nessuno ci capisce niente, forse perché, come ci tengono a comunicarti in maniera più o meno esplicita in molti colloqui di lavoro, si può trovare una qualsiasi scimmia ammaestrata che li impari e ti sostituisca se non sei abbastanza “flessibile”o motivata al lavoro gratuito per la nobile causa dell'azienda. In ogni caso, utili, inutili, essenziali, irrilevanti che siano le tue competenze ti conviene metterle nel curriculum, che tanto fanno ciccia e lo rendono più figo. Sempre che qualcuno lo legga. Insomma “prendi le tue competenze tecniche e mettile nel cv” avrebbe detto mia nonna nel XXI secolo, mentre mi insegnava ad essere multitasking.

mercoledì 8 ottobre 2014

- 29 Giorni alla fine di Civilupo

(Grazie a Stefania per il dito)
L'altro giorno eravamo per strada e abbiamo incontrato un nostro amico e lettore, Matteo Mirenda, ceramista di famiglia e rugbysta di vocazione, che tutto sorridente ci ha parlato della sua intenzione di fondare un blog sulla città di Montelupo e sulla tradizione di ceramica artigianale che la caratterizza, e del fatto che gli piacerebbe includere anche noi di Civilupo,  che ormai da un po' ci occupiamo del territorio (oltre che dei fattacci nostri) nei post che scriviamo, e per questo costituiamo una realtà informativa. Dopo aver lodato Matteo per la sua iniziativa (è cosa buona e giusta), siamo stati costretti a fargli notare che, come nella apocalittica  canzone dei Nomadi (che ci piace ascoltare nella versione dei CSI) ,noi non ci saremo. Lui ci è sembrato che ci sia rimasto abbastanza male.
Approfittiamo di questo post per farlo presente anche a tutti gli altri nostri lettori: Civilupo, come si suol dire, non mangerà il panettone. Lo abbiamo creato noi del Servizio Civile 2014, e il prossimo 6 Novembre, tra esattamente 29 giorni, il nostro anno di volontariato finirà. E con esso il blog.
È forse ancora presto per fare bilanci; di certo, invece, è troppo tardi per fare progetti. Ci siamo interrogati a lungo su come far proseguire la vita di questo spazio che ci piace al punto da passare interi pomeriggi non lavorativi a scriverci, anziché, chessò, inforcare la bicicletta e andare fuori al sole. Ci siamo informati, abbiamo fatto un miliardo di ricerche per scoprire che la verità è una sola, per questo blog e per la vita: se non c'è una volontà di fondo, una voglia di fare, di capire, di scrivere, di andare, le cose non si concretizzano. Non proseguono, non vanno avanti. E così, quando non ci saremo più noi, con la nostra curiosità e le nostre idee, forse Civilupo terminerà per sempre.
 Lo sappiamo, è na tristezza, è un post pesante, ma serve a voi quanto a noi. Per abituarci almeno all'idea di stare senza Civilupo e invitarvi a leggere quello che scriviamo con ancora più avidità, sapendo che ne avrete ancora per poco. SIGH.

domenica 5 ottobre 2014

Civilupo incontra StileLibero


Le vedete queste tre giovani sorridenti? Sono Belinda Ninci, Marianna Castellani e Valentina Batini: le StileLibero. Da alcuni mesi rappresentano una realtà artistica montelupina e dopo aver partecipato agli eventi organizzati dal Comune aprendo i loro studi e presentando nuovi lavori, stanno organizzando il primo vero e proprio happening interamente pensato e progettato da loro.

Vogliamo premettere che questa per noi è stata più di una semplice intervista: quella che abbiamo fatto sotto il pergolato di Piazza della Libertà è stata, infatti, una corroborante chiacchierata su tematiche quali cosa sia l'arte, perché non viene compresa, cosa si può fare a riguardo, il benessere dell'attività artistica al di là del benessere economico che questa può dare, come e quando un artista rompe le scatole e perché è bene che lo faccia forever and ever, come si mantiene alta la qualità del proprio lavoro, perché l'arte non è intrattenimento, l'importanza del discutere di ispirazioni e mete artistiche anziché di mete commerciali e molto, molto altro. Ci sentiamo di dire che noi di Civilupo consideriamo tutto ciò che riguarda l'arte una questione fondamentale e che durante l'intervista ci è capitato di chiederci come mai non ne parliamo ogni santo giorno che il padreterno mette in terra. Tutti dovremmo parlarne. Parliamone tutti, parlatene anche voi.
Volendo trascrivere l'intervista per intero, ci sarebbero volute settordicimilamille pagine di blog, e quindi quella che leggete qua sotto è la trasposizione degli elementi che più vi faranno conoscere le attività del gruppo StileLibero e lo spirito con cui le nostre tre lavorano. Buona lettura.

Civilupo: Com'è nata l'idea di formare questo...questa...formazione? Come dobbiamo chiamarvi?
StileLibero: Potete chiamarci semplicemente gruppo! Siamo un gruppo che si è formato intorno agli eventi natalizi della fine del 2013. Valentina, dopo aver chiuso il suo atelier, stava tenendo una mostra in uno spazio provvisorio, mentre Marianna aveva lo studio chiuso da tempo per matenità e Belinda aveva trovato la sua dimensione nei corsi di pittura ma era alla ricerca di nuovi stimoli. Nello stesso periodo si stava chiudendo la campagna elettorale e il fatto che alcuni dei candidati ci abbiano chiesto cosa avremmo voluto cambiare di Montelupo ci ha spinte a farci domande sullo stato dell'arte, in particolare nel centro storico. Così abbiamo avuto modo di conoscerci meglio ed è nata l'idea del gruppo.

C: Come funziona StileLibero? Quali occasioni di confonto avete?
SL: Ci confrontiamo costantemente, costantemente parliamo di cosa potremmo e vorremmo fare e in che modo. Ci vediamo tutti i giorni e in questo un contributo fondamentale lo dà la vicinanza fisica: il centro storico è il luogo dove Marianna e Belinda hanno i loro studi (Marianna Castellani in Via Baccio da Montelupo, Belinda Ninci in via XX Settembre vicino Piazza della Libertà, n.d.r.) e dove Valentina attualmente lavora, così ci troviamo a prendere un caffè e lì nascono le nostre idee.

C: Avete delle regole come gruppo artistico?
SL: : Il gruppo è un'unione libera, che non ha un manifesto che definisce l'oggetto della ricerca, e in cui non ci sono vincoli ma il rispetto delle singole operatività e la voglia di un confronto e di una collaborazione fruttuosa. Il gruppo StileLibero aiuta ciascuna di noi ad uscire dalle proprie abitudini, dagli schemi che tendiamo a utilizzare nel nostro lavoro. Ognuna ha una base di ricerca artistica che esiste nonostante tutto: da questo siamo partite e abbiamo fondato il movimento.

C: Qual è stato il percorso che avete creato fino a ora?
SL: L'intento fino a questo punto è stato quello di creare degli spazi che fossero luoghi d'incontro e non soltanto di esposizione. Durante gli eventi organizzati dal Comune quest'anno abbiamo ospitato nei nostri studi alcuni interventi multidisciplinari. Era il progetto Open Lab: fare sì che le persone visitassero gli studi dove esponiamo il nostro lavoro e il lavoro di altri artisti come spazi aperti, fruibili. Ora con il progetto En Plein Air di Ottobre vogliamo fare il passo successivo, facendo uscire l'arte dagli studi e portandola direttamente in piazza.

C: Cioè? Che succede a Ottobre?
SL: Sabato 11 Ottobre si terrà in Piazza della Libertà "Sedie in Piazza", un evento per creare il quale abbiamo aderito all'invito dell'AMACI, che ha scelto questa data per la decima edizione della Giornata del Contemporaneo (per chi volesse saperne di più, trovate tutte le informazioni qui). Abbiamo invitato artigiani e artisti a portare in piazza le proprie sedie senza porre limiti disciplinari: sedie scolpite, sedie di legno su cui esibirsi in una live performance, sedie metaforiche, sedie letterarie. Vogliamo rendere l'arte direttamente fruibile per il pubblico e mostrare anche il lavoro che c'è dietro, che spesso non viene compreso.

C: Avete progetti per il futuro?
SL: Abbiamo alcuni progetti che però sono a lunga scadenza. Stiamo già pensando adesso a quello che succederà, per esempio, a Settembre 2015. Ci interessa dare respiro alla riflessione, che è una cosa che ogni pratica artistica richiederebbe. Fare interventi artistici a tre teste richiede un lavoro in più, più strutturato. Un'altra cosa che ci piacerebbe è costruire una rete sul territorio. Vorremmo che fosse più naturale parlare della propria ricerca artistica o artigianale per tutti coloro che la praticano intorno a noi. In fondo StileLibero non è nato tanto come progetto ambizioso quanto come pratica di buon vicinato: io sono artigiano, lo sei anche tu, lavoriamo vicini e allora ci incontriamo e parliamo di quello che facciamo. Speriamo che gli eventi che creiamo siano occasioni di incontro in questo senso.


mercoledì 1 ottobre 2014

Il mio futuro è tra i marziani

Oggi lasciamo la parola a Camilla R., la nostra anziana mangiatrice di soia che ci propone un pezzo sul maggico mondo dei giovani choosy, bamboccioni, sfigati eccetera eccetera eccetera - elencare termine a caso che negli ultimi tre anni è stato attribuito ai ragazzi in cerca di lavoro. Buona lettura. 
(Nella foto, la mascotte/ scaffale del MMAB creata da noi.)







Siete mai stati disoccupati? Non è malissimo, le prime mezz'ore. Mi spiego: quando uno è disoccupato, tende naturalmente ad alzarsi dal letto più tardi e più intontito di quando deve andare a lavorare. Okay, il bravo genitore o il life coach esperto o il perfetto manuale dell'uomo di successo ci diranno che dobbiamo svegliarci presto, fare esercizi di meditazione, riflettere su cosa vogliamo dalla vita, bere un frullato vitaminico di cetriolo e banana e vai a sapere che altro per mantenere alta la dignità e il livello fisiologico di speranza verso il futuro, ma siamo seri. L'agenzia interinale non apre prima delle nove, è vicino casa e resta lì almeno fino a mezzogiorno e mezzo. Un'oretta in più di sonno ce la meritiamo pure, visto che soldi non ne guadagnamo.
Insomma, dicevo, ci si sveglia intontiti. E quell'essere intontiti è sublime. Perché non ci si ricorda, è uno stato di benedizione, di grazia, di concessione di ferie da quel posto di lavoro costante che è vivere. Soprattutto non ci si ricorda che spesso il fatto di dover andare a lavorare tutti i giorni non è soltanto una certezza fisica ed economica, ma è anche un modo per mettere tanti problemi in stand by. Problemi di socialità, di senso, di rapporti umani, di quello che siamo ancora disposti a imparare o a disimparare, del carattere de sta cippa che ci ritroviamo; tutte cose che non contano quando si possiede un sano e sincero contratto a tempo determinato.
Io non sono stata disoccupata a lungo, ma lo sono stata tante volte. Diciamo che la disoccupazione nella mia vita è un po' la terza certezza: c'è la morte, c'è mia madre che mi telefona per chiedermi se per caso non voglio un chilo di pomodori che le avanza, e poi c'è la disoccupazione.
Alcuni miei compagni di università proprio non riescono ad abituarsi a questa cosa. Per dire, c'è una mia amica che si è laureata in giurisprudenza, ha fatto due anni di praticantato non retribuito, ha dato l'esame di stato, è diventata avvocato, ha trovato il suo primo impiego e mo' sono passati un tot di mesi ed è disoccupata. Disperata, scrive su facebook strazianti massime sull'incomunicabilità esistenziale del giovane laborioso, posta foto di scatole da ufficio tipo quelle che si vedono nei telefilm americani in cui ha riposto i pochi oggetti che stavano sulla sua scrivania nello studio dove lavorava, ringrazia sentitamente la sagra dell'anatra muta di Marcignana per aver permesso anche a una povera come lei di mangiare da signora.
Invece io no. Io, come nel Dottor Stranamore, ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba. So che, puntuale ogni due-tre anni, arriva quel momento. In cui devo smettere di comprare la frutta al mercato e andare al discount. In cui tocca portare i panni da lavare a casa dei miei così almeno un costo lo abbatto. In cui devo valutare l'idea di piantarla con l'abbonamento a internet e collegarmi solo da wi-fi. In cui prendo i libri in biblioteca e mi annoto tutti quelli che mi sono piaciuti nella speranza di potermeli comprare quando e se avrò di nuovo un lavoro. In cui mi sveglio intontita e penso: ma che ci fa questo problema qui? Non avevo ovviato? E lo accetto.
Così esco di casa, quando quel momento arriva, e nonostante gli anni che passano la sensazione resta la stessa. Guardo le persone, le scruto. Osservo i loro modi, dove vanno, cosa indossano; e sembra che tutti sappiano esattamente qual è la loro direzione, la loro meta, il loro scopo. Avanzano stabili, esaminano le vetrine dei negozi con l'aria di ponderare con sicurezza le dimensioni e l'utilità degli oggetti che acquisteranno; poi, determinati, proseguono la marcia.
Allora inizio ad allontanarmi. Ho paura, devo farlo. Sono troppo confusa per rimanere tra gli esseri umani. L'essere disorientata mi causa distacco, e il distacco presto diventa una levitazione. Non sapendo che fare, o dove andare, vado verso l'alto. Dal levitare si passa al fluttuare, e dal fluttuare al volo. Ed è un volo, il mio, che somiglia non al preciso orientarsi di un mezzo aereo, bensì alla risalita sballottata dalle correnti di un palloncino.
Ed eccomi. Sono un'astronauta. Ora quegli individui così certi, così solidi, così decisi, mi appaiono uno sbiadito insieme lontano, una bassa nuvolaglia. Provo a toccarli dalla mia navicella, dove la gravità non esiste e l'incedere sicuro e dritto è un'utopia. Mi chiedo se ogni tanto, anche loro, non si sentano come se stessero sprecando la vita dietro a una sfilza di luoghi e stipendi e datori di lavoro che puntuamente preferiscono non rischiare e non dare chance a nessuno.
Ma, ora che sono quassù, tutto ciò non mi riguarda come quando stavo sulla Terra. Ora che sono quassù, il mio futuro è tra i marziani.

domenica 21 settembre 2014

Sudando con le associazioni

Oggi su Civilupo una storia nazionalpopolare: essere fuori allenamento. Andare in giro in bici  con le associazioni è stato bello perché fare un percorso tutti insieme è un modo per riappropriarsi del territorio, e perché la campagna montelupina in questo Settembre funestato da temporali e trombe d'aria sa di bagnato, le piante di mais crescono alte e l'erba è tenera e trasparente come se fosse primavera. Ma raga, qui se non la piantiamo con hamburger e birra siamo rovinati. E come siamo partiti in testa al gruppo, tutti baldanzosi. Dopo il primo chilometro pure i genitori zavorrati di pargoli nei seggiolini ci avevano superati.  Pure gli anziani. A noi, la gioventù del Paese (andiamo bene).  Eccone la faticosissima testimonianza fotografica.


Il ritrovo ALL'ALBAH  (in realtà erano le 10)


La partenza dal palazzo comunale



Qui stavamo impattando un furgone

Qui con la scusa di fare le foto ci siamo fermati due minutini a riprendere fiato

Indietro

Indietro indietro e ancora indietro

Sempre stoicamente indietro

I nostri potenti mezzi: la bici olandese col cestino da borsetta

Al MMAB l'arrivo davanti a "Biciclette" di Eugenio Taccini


mercoledì 10 settembre 2014

Cos'è il Centro Giovani, cosa c'entriamo noi volontari e perché è bello andarci


Annunciazione annunciazione: dopo la pausa estiva, Mercoledì 17 Settembre 2014 riapre il Centro Giovani "La Fornace". Noi di Civilupo ci siamo affezionati e abbiamo già fatto e scritto molto a proposito di questo meraviglioso posto alla cui nascita e crescita abbiamo in qualche modo contribuito (trovate qui e qui gli altri post in cui ne parliamo).

Ma cos'è il Centro Giovani? Chi ci va, che succede là dentro?





Iniziamo col dire che il Centro si rivolge a bambini e ragazzi dagli undici anni in su, proponendo diverse attività progettate per valorizzare la creatività e la sensibilità per l'ambiente e il territorio. Se pensate che i centri di attività per giovani siano dei posti noiosi in cui ogni ora è rigidamente scandita da un programma ben preciso, ebbene, a Montelupo non è così (our Centro Giovani is better than yours!). Ciò che succede al Centro è volutamente non strutturato: i ragazzi propongono agli operatori i modi in cui vorrebbero trascorrere il proprio tempo libero, in un'atmosfera di ascolto e serenità. Il Centro nasce come uno spazio che serve principalmente per dare, appunto, spazio ai giovani: farli respirare, riflettere insieme sul proprio modo di relazionarsi agli altri e all'ambiente, in un clima di sospensione del giudizio. Insomma, quello del Centro è un tempo soggetto a una continua riprogettazione in base alle esigenze di chi lo frequenta, che possono cambiare ed esprimersi in modi diversi, specie in un'età come quella dagli undici anni in su, nella quale il cambiamento è all'ordine del giorno.


Al Centro Giovani si riunisce il CCR, Consiglio Comunale dei Ragazzi (anche loro hanno un blog, lo trovate qui), che si occupa principalmente di tematiche connesse alla scuola e all'ambiente; due volte al mese circa, invece, ad affiancare gli operatori che seguono costantemente bambini e ragazzi del Centro arrivano i volontari delle associazioni montelupine, che portano attività educative e ludiche e talvolta gettano scompiglio, come nel caso di quei pazzi meravigliosi di Terra Incognita che hanno portato in "visita" un serpente vivo e vegeto (chiaramente in tutta sicurezza, che ve lo diciamo a fare).

Se tutto ciò ancora non bastasse per invogliare voi, giovanissimi lettori (o genitori di giovanissimi lettori) a recarvi in via Giro delle Mura veloce veloce veloce, ecco il fiore, anzi i fiori all'occhiello che vi convinceranno definitivamente:

Giulia

Mattia
Al Centro troverete anche due di noi, ebbene sì! Giulia e Mattia in tutto il loro splendore si prendono cura dei ragazzi della Fornace già da quasi un anno. Giulia sta per dare l'esame di Stato per diventare psicoterapeuta dell'infanzia e dell'adolescenza, mentre Mattia ormai da anni lavora attraverso il teatro con bambini e ragazzi e si occupa in prima persona del blog del CCR. Non vi ispirano forse fiducia due così?

mercoledì 3 settembre 2014

Civilupo incontra MotoLupo

Ciao lettori! E' Settembre, noi Civilupi siamo finalmente tornati tutti dalle vacanze e ricominciamo col botto!
Lo sappiamo, siete tristi. Le ferie sono finite, è stato un Agosto difficile e piovoso, ed è sempre dura da mandar giù quando l'autunno bussa alla porta e abbiamo la sensazione di non aver vissuto una vera e propria estate.



Ma a Montelupo non ci si abbatte. Anzi, si fa festa. Lo vedete questo omino sorridente in foto? Si chiama Sandro Francioni, fa parte dell'Associazione Two Double Speed Racing ed è tra gli organizzatori di MotoLupo, la manifestazione che dal 5 al 7 Settembre prossimi trasformerà la zona industriale di Via del Lavoro in una vera e propria festa dello sport. Sandro ci ha gentilmente concesso un'intervista (in realtà lo abbiamo ricattato: no intervista, no transenne per MotoLupo, muhuhuhahuahua! Perché noi del Servizio Civile abbiamo il potere).

Civilupo: Ciao Sandro, spiegaci un po' come e quando è nata l'idea di organizzare MotoLupo.

Sandro: La prima edizione è del 2006. L'abbiamo sempre organizzata nella zona industriale, all'inizio occupava una sola strada, quella parallela alla Statale 67. Per i primi due - tre anni è stata un'iniziativa soltanto motoristica: facevamo gare ed esibizioni di quad, go - kart e auto, coinvolgendo le associazioni corrispondenti. Noi della Two Double Speed Racing abbiamo una passione per i motori, ma dopo le prime edizioni abbiamo pensato che così MotoLupo ci sembrava un po', diciamo... monotematica? Insomma, poteva essere bello avere anche altre realtà. Perciò piano piano siamo arrivati alla manifestazione così come è oggi.

C: E com'è oggi?

S: Oggi è una festa che occupa una superficie di circa tre ettari, coinvolge trentasei associazioni, diciotto discipline sportive e che negli ultimi due - tre anni ha avuto una media di quindicimila partecipanti.

C: Allora, metti che uno viene a MotoLupo. Cosa trova?

S: Trova tanti spazi che le associazioni, sportive e non, hanno il compito di gestire in autonomia. Fanno saggi, mostrano video, si inventano iniziative, fanno esibizioni, coinvolgono i visitatori in qualche modo. Poi ci sono le gare motoristiche di campionato, quelle di motocross ad esempio, con associazioni motoristiche provenienti da tutta Italia. Abbiamo uno spazio a verde che il Comune ci mette a disposizione apposta. A questo proposito, sia l'amministrazione precedente che quella attuale ci sono sempre venute incontro, e le ringraziamo.

C: Parli di associazionismo, ci pare di capire che per la riuscita di MotoLupo è un elemento importante.

S: Importantissimo. Sono le associazioni che fanno la festa. All'inizio le cercavamo noi, ora sono loro che vengono a cercarci per partecipare. Mettiamo uno spazio a loro disposizione e lasciamo le associazioni libere di gestirlo come preferiscono, e vediamo persone che davvero ci mettono anima e corpo, perché credono nel loro progetto e hanno lo scopo di evidenziare l'impatto di quello che fanno. Organizzare MotoLupo mi ha insegnato che basta davvero dare alle persone un'occasione, l'occasione giusta, per sapere che daranno il massimo dell'impegno. Le associazioni coinvolte sono tutte dei comuni del circondario, e sono insostituibili. Poi metteteci anche che siamo bravi noi, eh...(ride).

C: Sandro ma tu sei appassionato di motori? Fai le gare?

S: Eh...insomma. Mi piace organizzare e fare volontariato, questo sì. Ho fatto un po' di quadcross in passato...

C: Perdona l'ignoranza, ma cos'è il quadcross?

S: E' come il motocross, ma con i quad. Sembra più facile perché le ruote sono quattro e il mezzo dà l'idea di essere più stabile rispetto a una moto, ma in realtà sbandando ci si fa molto più male!

C: Un'importantissima questione...a MotoLupo si mangia, vero?

S: (Spiazzato) Sì...certo che si mangia! Abbiamo un punto ristoro, si chiama MotoPizza. Facciamo pizza e bevute, e lo gestiamo noi della Two Double Speed.


C: Prima di iniziare questa intervista ci stavi parlando di beneficenza.

S: Sì, grazie a MotoLupo riusciamo a donare migliaia di euro in beneficenza, in particolare all'Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze e all'associazione Noi...da Grandi, che si occupa di dare un futuro di autonomia a bambini e ragazzi portatori di handicap.

mercoledì 16 luglio 2014

Lo spaventoso cruciverbone estivo


Ciao raga, prima le brutte notizie: Civilupo se ne va in vacanza fino ad Agosto. Lo sappiamo, lo sappiamo, già vi state disperando. Lo sappiamo, lo sappiamo, vi eravate già organizzati per leggere Civilupo sotto l'ombrellone, anziché Diva e Donn I Fratelli Karamazov. Chiediamo venia, però anche noi in qualche modo ci dobbiamo riprendere dalla Festa della Ceramica, altrimenti la frizzante leggerezza e gli imprevisti guizzi linguistici per cui siamo noti rischiano irrimediabilmente di indebolirsi.

Ma non vi lasciamo a mani vuote, oh no, affezionati lettori: infatti, in puro stile vacanziero, ecco per voi uno splendido cruciverba con cui impegnare le vuote giornate al mare mentre, stesi come salamandre, cercate di raggiungere il colore bronzeo di una borsa in puro cuoio. Salvate l'immagine e compilatelo a mano seguendo le definizioni.

Ah: l'ha fatto Mattia, eh. No, per dire.

 

 
Orizzontali
1 Il blog ironico più amato dai sindaci
8 Una cavolata fatta dalla camilla bibliotecaria
14 Figlia di Nero e Doride, venne trasformata in una fonte
15 Un' arte molto... fisica
17Scala di colori
18 Pressappoco in un appunto
19Desinare in modo responsabile
20L'inizio dell'alfabeto
21 La bevanda ricavata dalla Camellia sinensis
22 "Che" per i bimbominkia
23 Il prefisso volante
24 Misura di una massa leggera in inghilterra (abbreviazione)
25 Valuta elettronica... nei forum
26Turba Benigni regista
27 La regola... del professionista
28Cane da caccia britannico
30 Lo stato con Marrakech e Rabat
32 Azienda di ceramica montelupina
33 Paranormale... sacro
34 Verbo in gran bretagna
35 Giorno
37 Movimento costituito nel '51 da Cucchi e Magnani
38 Pronome personale derivato dal tibi latino
38 Lo sono gli uomini sommozzatori dell'esercito
40 Libro di Stephen King
41 Nei giochi online indica un potere fuori scala
42 Blu... in giapponese
43 Diroccata, in rovina
45 Costruzione statale di pubblico interesse (abbreviazione)
46 Viene prima di Nessuno e Centomila secondo Pirandello
47 Gli animali preferiti dai maghi
48 Semplice da usare
50 Abitanti di Genoa
51 La Nabb autrice di The Marshal and the Murderer

Verticali
1 In inghilterra hanno la Magna
2 Il Dies di Verdi
3 Un oppure di duemila anni
4 Una cosa in inglese
5 Senza non si può vedere
6 Unica nazione ad aver usato l'atomica sulla popolazione civile
7 Palermo in auto
8 Singolo canale audio
9 La Lovelace matematica
10 Il gas usato dai nazisti
11 Lusaka è la sua capitale
12 Prima persona presente indicativo del verbo arare
13 Tutto in sms
15 Lo si fa per festeggiare la vittoria o dimenticare la sconfitta
16 Protocollo di emergenza speciale
19 Quello povero è in aumento enorme
20 Non credenti
22 Il Cobain frontman dei Nirvana
23 Ulisse dovette tenderlo per dimostrare la sua identità
25 In codice Nato è Bravo Tango Delta India
26 Una tassa recentemente introdotta
27 Uno dei sette peccati capitali
28 Vi si bruciavano i morti
29 Non Lethal Defense Technology
30 Una venere famosa
31 Chi parlava la lingua d'Oil
32 In questo periodo verrebbe da venderlo
33 Tutti al... a Montelupo
34 Poeti immortali
36 Il "River" di Edgar Lee Masters
39 Royal National Lifeboat Institution
40 Il più costoso fra i tablet
41 Un peso da poco in Inghilterra
43 Assieme
44 Acronimo della rete dei parchi geologici europei
45 Dominio di un organizzazione
46 Un sindacato cattolico
47 Un simbolo da cercare per verificarne la conformità alla legislazione
48 Forma contratta di padre
49 Taranto in auto
 
(Buone vacanze a tutti voi!)

domenica 13 luglio 2014

Torre del vetro: andateci stasera se ancora non l'avete fatto



Vi avevamo già parlato in questo post di febbraio della frazione della Torre e del suo legame indissolubile con la storia del vetro e dei fiaschi in particolare. Questa settimana La Torre ha celebrato il vetro con una festa di paese dove non solo si mangia, si beve e si assiste a spettacoli di vario tipo, ma si possono anche vedere i vetrai e le impagliatrici di fiaschi al lavoro.

Vedere nascere un'opera in vetro sotto i propri occhi è un'esperienza che non si dimentica. La stupefacente maestria dei vetrai è ancora più straordinaria se si pensa alla passione che i pochi rimasti che sanno fare questo mestiere mettono nel proprio lavoro. Noi di Civilupo abbiamo dato una piccolissima mano agli organizzatori - ci siamo limitati a risolvere qualche questione relativa a manifesti e parcheggi - e siamo stati accolti con un calore che non ci aspettavamo.
La mente dietro alla Torre del Vetro è Alfredo Bedogni, ex vetraio e membro attivissimo del Circolo Aics locale, un posto con cinquantadue anni di storia alle spalle. Alfredo, soltanto per essere andati a fare un sopralluogo coi vigili, ci ha regalato libri di ogni tipo sulla storia della frazione, ci ha raccontato le vicende della sua vita e delle vetrerie di Montelupo, ci ha indicato il punto preciso dell'argine lambito dall'Arno durante l'alluvione del "66. E soprattutto ci ha spiegato il funzionamento dei tre forni occorrenti per lavorare ogni singola forma di vetro soffiato: uno per scaldare il materiale, uno per temprarlo e un terzo per intiepidirlo nel caso si raffreddi troppo durante la lavorazione. Tutta l'attrezzatura deve mantenere una temperatura costante, e Alfredo e gli altri vetrai in questi giorni stanno mangiando, vivendo e persino dormendo accanto ai loro forni, per controllare che il fuoco non si abbassi.

Perciò, se ancora non ci siete stati, stasera fateci un salto alla Torre del Vetro. Fatevi una birretta, guardate la finale dei mondiali (che verrà proiettata in Piazza Serafini) e date il vostro tributo di gratitudine all'incredibile spettacolo del mestiere del vetraio, un mestiere che alla Torre viene portato avanti con straordinaria umiltà e tenacia. 






mercoledì 9 luglio 2014

Di tunnel e di etichette


 
(Niente e nessuno sfugge dall'essere etichettato e catalogato... Figuriamoci i libri!)


Dalla notte dei tempi ogni cosa, persona, animale, pianta, muschio o lichene che sia passato sotto gli occhi di un essere umano s'è ritrovato catalogato e etichettato, che lo volesse o meno, che fosse giusto o che non lo fosse. Così è successo anche per i libri di ogni biblioteca, spesso suddivisi con il metodo ideato da costui:

 
 
Melvil Dewey, mentre lavorava in una biblioteca immagino un po' più grande di quella di Montelupo, si accorse che se divideva i libri per “classi” e ad ogni classe dava un numero aveva meno difficoltà a trovarli sugli scaffali. Fu così che inventò il metodo di classificazione che porta il suo nome e che era utilizzato anche al Nautilus.

Per il MMAB invece è stato deciso un sistema di classificazione più intuitivo di quello del nostro amico Melvil, ovvero scrivere semplicemente sulle etichette le prime 4 lettere del genere e le prime 4 dell'autore. Per il genere rosa avremo quindi etichette con scritto ROSA, per la narrativa NARR, per la saggistica SAGG, per i fantasy MOPA (MOndi PAralleli) ecc... ci saranno poi dei piccoli bollini colorati sul dorso dei libri che vi aiuteranno ad individuare meglio i generi sugli scaffali, sempre che non siate daltonici.

Per ora la maggior parte dei libri ha la vecchia etichetta. Potete ammirare però una fetta di quello che verrà tra i gialli, i rosa e le novità: roba come ROSA CANE, ROSA CASA e ROSA BARA. Oppure SABE SALU FAMI che se lo leggi al contrario è chiaramente qualcosa di satanico.

Dal bancone non vediamo l'ora che tutti i libri abbiano la nuova etichetta, per trovarli meglio e perché i colorini sugli scaffali sono molto carini.
 Personalmente ho talmente tanta smania di avere le etichette nuove che non faccio altro che ricatalogare i libri. È così che sono entrata nel tunnel.
Si dice che dopo giorni e giorni di ricatalogazione la mente umana cominci ad etichettare con il sistema del MMAB tutto e tutti. Si dice. E noi del bancone ci crediamo. Fermamente.
 

Il genere MAZZ, dobbiamo scegliere ancora il colore del bollino.

MAZZ MAZZ e MAZZ GRAZ in attesa di tornare sul loro scaffale, lontano da MOPA BROO.
 
 
(Camilla M.)

mercoledì 2 luglio 2014

Civilupo, un blog amato dai sindaci


Ebbene sì, cari lettori! Dopo quasi sei mesi di esistenza del blog e dopo aver resistito indenni non soltanto al temporalone tropicale di domenica scorsa, ma anche a un mucchio di altre calamità naturali (elezioni, festa della ceramica, catene umane per il trasporto di libri, Cubattoli) è giunto anche per noi che scriviamo Civilupo il momento di bullarcela spudoratamente per i vipS che regolarmente frequentano i nostri post. Il nuovo sindaco di Montelupo ci lovva! E, come si può facilmente intuire dalla foto, ha voluto coinvolgerci in un incontro ufficiale con annesso brief recap meet report dibattito sul nostro capolavoro e sull'ironia così tipicamente ciòfane che lo contraddistingue (stiamo parlando sempre del blog).
Non fatevi ingannare dai sandalacci che indossava quel giorno Camilla R. o dalla posa sicura di Giulia, eravamo abbastanza emozionati; e forse ci siamo chiesti, per la prima volta in maniera seria, quale sarà il destino di questo spazio una volta che non saremo più a lavorare in Comune.
Cogliamo l'occasione per ricordare anche che il sindaco uscente, Rossana Mori, si è dimostrata sempre curiosa verso di noi e verso ciò che qui scrivevamo.

Sentitevi dunque fighi, o affezionati lettori: Civilupo è un blog di classe, i sindaci lo leggono proprio come vvòi.

domenica 29 giugno 2014

L'estate invernale in biblioteca



In questa calda giornata di fine giugno cosa c'è di meglio che passare il proprio sabato qui nella biblioteca del MMAB? Probabilmente diverse cose, ma nonostante ciò anche oggi decine di ragazzi sono venuti a studiare nelle nostre sale lettura godendosi il freddo polare del nostro climatizzatore (la cui temperatura minima a cui porta l'aria è da inverno sovietico ma può essere impostato fino a raggiungere gli zero kelvin). Certo il caldo gioca anche dei brutti scherzi, come a quel ragazzo che ieri è venuto a chiedere un giornale del 27 aprile. Quando gli abbiamo detto  che purtroppo teniamo i giornali fino a due mesi prima e non oltre lui ha sbottato: "E appunto, il 27 Aprile! sono pochi giorni fa!" al che io e la mitica Camilla ci siamo guardati, spaventati dall'idea di rivelargli la triste verità: era chiaramente stato vittima di un rapimento da parte del re delle fate che l'ha tenuto prigioniero per due mesi cancellandogli la memoria. Invece non può essere il caldo la causa della confusione delle persone che cercano il nostro mefistofelico -in quanto a barba- Cubattoli comunale al telefono: ne esistono di due tipi, quelli che quando gli dici che non c'è credono che li stai raggirando per malignità e ti raccontano la storia della loro vita e quelli che ti raccontano la storia della propria vita sperando che tu possa risolvergli il problema al posto di Massimiliano, ricorrendo alle magiche arti dei bibliotecari (per chi non le conoscesse consiglio la serie di film Libraryan). Ieri abbiamo anche ricevuto una chiamata da una mamma che voleva sapere se facevamo anche corsi di tennis per bambini, le abbiamo detto che ancora non ci siamo attrezzati: siamo solo museo archivio biblioteca ufficio unico e barrino.
Pochi attimi fa ho ricevuto una chiamata da una signora, che riporto integralmente: "MMAB biblioteca buonasera..." voce di donna anziana" TOOMA!" "mi scusi?" "TOOMA!!!" "No signora siamo la bilbioteca"-rumore di cornetta che viene agganciata-. Almeno ha interrotto un po la monotonia del sabato, in cui non molti utenti ci fanno visita per prendere i libri, anche se in queste ultime settimane abbiamo avuto molte visite di persone che prendevano i libri per le vacanze (che noi volontari abbiamo intenzione di passare accampati in riva alla pesa, per ovviare alla carenza di fondi). Il mio momento preferito di questo lavoro è quando qualcuno fa la tessera della biblioteca e chiede se costa qualcosa e te puoi rispondergli: assolutamente no! In un paese dove le persone devono lasciare sempre più spesso cose sugli scaffali, dove il paniere della massaia è sempre più scarno e contiene solo il minimo indispensabile, con la cultura ritenuta un lusso destinato solo alla "classe dirigente"; con ville e beni culturali affidati sempre più in mani private, svenduti al migliore offerente, come se la cultura potesse essere prezzata e messa in vendita per far quadrare il bilancio. Le biblioteche sono uno degli ultimi baluardi della cultura intesa come bene comune, come l'acqua e l'aria, al quale chiunque possa liberamente attingere per colmare la sua sete di conoscenza senza dover mettere mano al portafogli. Noi volontari siamo un po' la controparte animata di una biblioteca: serviamo i cittadini, li aiutiamo, ricevendo in cambio solo quello che serve per il sostentamento essenziale (all'incirca). Per questo quando qualcuno viene a prendere una biografia, un'antologia, un libro di narrativa, un classico, una novità, un fantasy, un giallo, un dvd, un cd, un libro per bambini, mi sento felice e fiero del fatto che in cambio chiediamo solo di passare la tesserina sotto al lettore.

(Mattia)

mercoledì 25 giugno 2014

La festa della ceramica libera il mio lato bambino


Oggi Civilupo lascia completamente la parola alla mitica Camilla M. (la più giovane delle Camille), che ci narra, direttamente con la penna che stava nel suo astuccio di Sailor Moon, l'esperienza che ha vissuto alla  Festa della Ceramica 2014.


Sono stati quattro giorni intensi per il servizio civile, ricchi, almeno per quanto mi riguarda, di inconvenienti, tipo che non ci ero mai stata prima e che in generale non sapevo una cippa niente di ceramica e della festa. Ma proprio niente. E continuo a non sapere niente. E visto che davanti alle nuove sfide della vita siamo tutti bambini e per me affrontare una masnada di gente che mi chiedeva cose che non sapevo è stata una sfida (che m'ha visto diventare sempre più tonta di ora in ora), ho deciso di esprimere il mio disagio con un temino. Buona lettura!




(Camilla M. noi proviamo amore per te. Sappilo.)

domenica 22 giugno 2014

Polaroid dalla Festa 2014













 

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