domenica 9 febbraio 2014

Montelupo per noi

Montelupo è come una donna con una lunga, lunga, rabbiosa, rassegnata storia alle spalle, e non puoi conquistarla solo offrendole un caffè. E' modesta, composta, mai minacciosa nelle mattine piovose. Mantiene un'aria pulita, di provincia, si allunga in silenzio su quelle sue poche colline, modeste curve di una bellezza un po' da cercare, dimessa, non prorompente.


Montelupo sembra avere il cielo sempre basso sulla testa, e il cielo è un cappello sotto il quale c'è un agitarsi, un serpeggiare di pensieri : c'è fermento, le persone vogliono cambiare, oppure non vogliono cambiare mai e ribollono per questa voglia di rimanere salde, come animali acquatici che si muovono cercando un appiglio nel fluire di un fiume.

Montelupo ha delle buone giornate nelle domeniche alla fine dell'inverno, come questa di oggi: la Pesa, che sta ancora smagrendo dopo due settimane di pioggia, allunga le braccia oltre il ponte di Piazza della Libertà stancamente, come in un languore, in un momento improvviso di rilassamento. Il suo colore è un verde - marrone limpido e screziato dai detriti, bello e placido come gli occhi di certe persone che incontri qui.

Montelupo è cattiva nei pomeriggi e nelle sere autunnali, dove cala una pioggia che impregna i cappotti di umido e increspa i capelli, ed è inutile aprire l'ombrello perché le gocce sono troppo sottili e troppo a vento, sono gocce che si infilano negli anfratti dei vestiti, nello spazio tra l'orlo dei pantaloni e le scarpe, nel breve tratto di collo che la sciarpa non copre, dove il polsino della camicia lascia lievemente scoperto il braccio. In strada, in stazione, in auto o sotto le luci al neon degli uffici, capita allora di sentirsi appiccicosi, invisibili e soli, mortalmente soli.



Montelupo non è una ragazzina, non è appena venuta al mondo, non ti rapisce con la sua salute e la sua freschezza e non ti dice tutto di sé con un sorriso: Montelupo ne ha viste tante, ha la pelle dura, ha lo sguardo pastoso e ardente dell'acqua, della terra e del fuoco. Ha tante cose da dire e per dirle ha bisogno di un minuzioso e articolato discorso, una lunga conversazione da fare davanti a un bicchiere di buon vino, tra persone adulte e che sanno molto delle cose del mondo. Bisogna volerla conquistare con tenacia, Montelupo, essere costanti nel corteggiarla. Perché tutta l'energia investita, una volta che l'abbiamo fatta nostra, Montelupo sa ripagarla con la sua presenza, con la sua avvenenza, e anche con la sua rabbia e la sua introversione, che fanno parte del suo fascino.

Montelupo è come se dicesse:  io sono qui, sono un pilastro di questi luoghi, essere vivente, brulicante, statico; sono stata qui per un lungo, lungo lungo periodo di tempo, un tempo che chi vive e si muove non può toccare né pensare; e sarò qui ancora, con in me più vicende da raccontare di qualsiasi voce umana.

(Le foto presenti in questo post sono tratte dalla pagina facebook del Comune di Montelupo Fiorentino.)

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